Come affrontare lo svezzamento di un neonato prematuro
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I neonati prematuri possono avere un percorso di svezzamento differente. Ecco alcuni consigli per introdurre i cibi solidi con serenità.

Come affrontare lo svezzamento
Lo svezzamento rappresenta un momento di particolare importanza nella vita del bambino nato a termine così come del prematuro, perché permette di aumentare l’assunzione di energia e di proteine ad elevato valore biologico e l’apporto di micronutrienti, quali lo zinco e il ferro, la cui presenza nella dieta è essenziale per garantire una crescita adeguata. L’inizio dello svezzamento segna però anche una importante tappa di crescita da un punto di vista sia dello sviluppo neurologico che relazionale del bambino. È un momento infatti di grande cambiamento per il lattante poiché egli inizia gradualmente a imparare ad assumere il cibo con il cucchiaio, masticando e deglutendo anche cibi non liquidi. Il momento della pappa rappresenta anche la sperimentazione di nuovi gusti e nuovi colori associati alle diverse tipologie di cibo.
Quando svezzare un neonato prematuro?
Per quanto riguarda il nato prematuro, non ci sono raccomandazioni specifiche relativamente a quando iniziare il divezzamento o, tantomeno, alla tipologia di cibi da prediligere. Sulla base delle evidenze scientifiche appare opportuna l’introduzione dell’alimentazione complementare in un periodo compreso tra il quarto e il sesto mese di età corretta, calcolando quindi l’età partendo da quando il piccolo sarebbe dovuto nascere. Nella scelta della tempistica di inizio del divezzamento devono essere presi in considerazione numerosi fattori. Primo fra tutti, va valutata l’adeguatezza della crescita che il bambino presenta assumendo un’alimentazione esclusivamente lattea.
Nel caso si riscontri una crescita non adeguata del prematuro, infatti, si può ipotizzare un inizio più precoce del divezzamento, a partire dal terzo mese di età corretta. Anche il grado di maturità raggiunto dal bambino deve essere considerato nella scelta del momento di inizio del divezzamento; in particolare va valutata l’acquisizione delle competenze motorie (ad esempio l’acquisizione della posizione semi seduta), l’attenzione del bambino alla novità e il suo grado di maturazione per quanto riguarda la capacità manuale e orale. Ogni bambino infatti si sviluppa seguendo un percorso e una successione temporale di tappe prettamente individuale. Quanto detto finora spiega perché, a parità di età o di peso raggiunto, possa essere opportuno, in un caso, iniziare il divezzamento mentre in un altro possa essere più indicato posticipare l’inizio del divezzamento.

Consigli per lo svezzamento dei prematuri
Così come per l’inizio dello svezzamento del neonato prematuro, anche per quanto riguarda la modalità di introduzione dei diversi cibi non esistono raccomandazioni specifiche. In considerazione, tuttavia, del fatto che il divezzamento rappresenta un momento di passaggio importante non solo da un punto di vista dello sviluppo ma anche da un punto di vista nutrizionale per tutti i bambini, compresi i prematuri, è fondamentale garantire, con l’introduzione dei nuovi alimenti, il soddisfacimento delle richieste addizionali di energia, proteine, LC-PUFA, zinco, ferro, calcio, selenio, che sono particolarmente elevate nel caso di un nato pretermine.
Per questo motivo, per esempio, nello svezzamento del neonato prematuro può essere opportuno prendere in considerazione l’introduzione della carne prima della frutta poiché, in questa maniera, si evita il rischio che il bambino assuma un quantitativo inadeguato di proteine. Alla luce di quanto detto, appare evidente l’importanza di introdurre i diversi alimenti con il “supporto” dello specialista pediatra, che, a sua volta, monitorerà la crescita del bambino prematuro durante questa fase particolarmente critica dello sviluppo. La promozione di una adeguata crescita durante l’infanzia, infatti, è estremamente importante poiché, alla luce delle numerose evidenze scientifiche disponibili, è noto come sia la quantità che la qualità della crescita nelle prime epoche della vita contribuiscano a modulare lo stato di salute in età giovane adulta.
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