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La cura dei capelli in allattamento

Tempo medio di lettura: 6 min

Dopo il parto, molte mamme notano cambiamenti nei capelli. Ecco alcuni consigli per prendertene cura con semplici accorgimenti.

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Come prendersi cura dei capelli in allattamento

Ormoni a parte, per prima cosa bisogna capire che cosa rovina o, in generale, è fonte di stress per i capelli. Ecco qualche esempio di comportamenti che aumentano il diradamento dei capelli:

  • usare prodotti troppo aggressivi per il lavaggio o applicare una tinta non adatta. Entrambi possono portare alla rottura del capello 

  • lavarli troppo di frequente

  • asciugare i capelli ad alte temperature 

  • usare piastre e/o ferri 

  • traumatizzare meccanicamente i capelli (come spazzolare in maniera troppo aggressiva o strapparli di proposito)

  • costringere i capelli in code di cavallo o acconciature troppo strette

  • iperidrosi (sudore abbondante a livello del cuoio capelluto)

  • alimentazione scarsa di vitamine, sali minerali e proteine

  • esposizione prolungata ai raggi UV (sole, lampade abbronzanti), al cloro delle piscine o all’acqua salata

  • adottare stili di vita scorretti (fumo, alcol).

Nei casi di perdita più significativa si consiglia di consultare uno specialista che, prima di iniziare un eventuale trattamento, valuterà le caratteristiche di base del capello che variano da persona a persona.

Al giorno d’oggi per curare la caduta dei capelli sono disponibili numerose soluzioni adatte a tutte le esigenze. Basta individuare quella più giusta. Vediamo i rimedi principali.

Lozione o fiale anticaduta
Prodotti ad uso topico da applicare sulla cute massaggiando, generalmente alla sera con i capelli leggermente umidi. Non serve risciacquare. Anche se la composizione varia in base al prodotto, le lozioni anticaduta contengono di norma principi attivi che stimolano la ricrescita e la microcircolazione, estratti naturali per aumentare l’elasticità, il tono e la morbidezza dei capelli (miglio, ippocastano, camomilla ecc.), vitamine (biotina, niacina ecc.), amminoacidi (cheratina).

Maschera
Al contrario dei precedenti va applicata, oltre che sul cuoio capelluto, anche su tutta la lunghezza del capello dopo il lavaggio e lasciata agire per 5-20 minuti (alcune possono essere risciacquate subito). Considerate però che la maschera non è un balsamo e va perciò lavata via molto accuratamente. Anche se ce ne sono diversi tipi (maschera nutriente, per capelli grassi, secchi, colorati ecc.) gli scopi sono essenzialmente gli stessi:

  • idratare e proteggere i capelli secchi e sfibrati agendo sulle cuticole (rivestimento esterno del capello) 

  • donare volume e lucentezza combattendo l’effetto unto

  • facilitare il passaggio della spazzola soprattutto per i capelli più ricci.

Se invece si vuole ricorrere a rimedi naturali, sono molte le “ricette” casalinghe da poter sperimentare a base ad esempio di yogurt, uovo, succo di limone oppure di oli essenziali (mandorle dolci, argan, cocco ecc).  

Massaggio
Massaggiare il cuoio capelluto e i capelli ha dimostrato molti benefici, tra cui:

  • favorire la penetrazione delle sostanze applicate in precedenza o durante il massaggio stesso (olii, lozioni ecc.)

  • riattivare e/o aumentare il microcircolo e quindi l’attività dei follicoli

  • contrastare la secchezza del cuoio capelluto 

  • diminuire lo stress che, come abbiamo visto, contribuisce al diradamento. 

Impacco
Alternativa della maschera. Generalmente a base di oli e burri vegetali (oliva, karité ecc.), sono utili soprattutto per rinforzare le punte e donare lucentezza.

Prodotti ad azione continua (leave-in)
Chiamati così perché non necessitano di risciacquo. Sono di fatto spray o creme ad azione termo-protettiva aventi lo scopo di proteggere e donare lucentezza ai capelli. 

Farmaci e Integratori 
In allattamento il ricorso a farmaci, dev’essere di norma quanto più evitato. Si può valutare invece l’utilizzo di integratori su indicazione e controllo del medico.


Le fasi di crescita del capello

Gli estrogeni, tra le loro svariate funzioni, sono coinvolti nel ciclo vitale del capello, che si suddivide rispettivamente in tre momenti: 

  • Fase di crescita o “anagen”: corrisponde al momento in cui il capello si forma e cresce. La sua durata cambia da persona a persona e in base alle circostanze

  • Fase di involuzione o “catagen”: il capello arresta progressivamente la sua crescita e le relative funzioni vitali. Dura in media un paio di settimane

  • Fase di riposo o “telogen”: rappresenta l’ultimo step e termina con la caduta del capello. La sua durata è di circa 3-4 mesi.

Una volta caduto il capello, se il follicolo è attivo, il ciclo ricomincia. 

Durante la gestazione però, la fisiologia del capello risulta alterata proprio a causa di un aumento degli estrogeni. La fase di crescita si prolunga e i capelli diventano di fatto più folti e sani. Gli estrogeni, con altri ormoni femminili prodotti in questo periodo della vita, favoriscono inoltre l’irrorazione del cuoio capelluto e un rallentamento delle ghiandole sebacee. I capelli appaiono quindi meno grassi e più luminosi.

Cosa cambia durante l’allattamento?

Durante l’allattamento si assiste a un riassestamento ormonale. Gli estrogeni, i cui livelli sono aumentati durante la gravidanza, vanno incontro a un brusco calo; viceversa la prolattina, l’ormone dell’allattamento per eccellenza, aumenta. A una diminuzione degli estrogeni corrisponde inoltre un aumento di attività degli ormoni androgeni, presenti in minima parte anche nelle donne. 

Tutto ciò porta il follicolo a passare direttamente dalla fase di crescita a quella di riposo e, inevitabilmente, a un aumento del numero di capelli persi. Si osserva inoltre un peggioramento generale nell’aspetto dei capelli per il maggior funzionamento delle ghiandole sebacee stimolate dal testosterone. Saranno quindi più unti, fragili e anche la forfora tenderà a essere più abbondante.

Se di norma, in un giorno, perdiamo circa un centinaio di capelli, in questo periodo il numero di “perdite” può aumentare sensibilmente.

Tuttavia, proprio perché la causa è ormonale e passeggera, non legata alla salute del capello in sé, sarebbe più corretto parlare di “defluvio post partum” o di “alopecia post partum”. 

Gli ormoni, pur essendo i protagonisti, non sono però gli unici attori. Anche una dieta sbilanciata con conseguenti carenze nutrizionali (soprattutto di vitamine e sali minerali) e/o condizioni di anemia per mancanza di ferro possono accentuare il diradamento.

Essendo un passaggio fisiologico che ogni neomamma sperimenta in misura più o meno marcata non c’è da preoccuparsi troppo. Salvo casi particolari, la situazione ritorna nella norma entro un anno dal parto. Il ciclo vitale del capello si ristabilizza, come del resto l’aspetto della chioma.  

Nonostante sia una fase transitoria, soprattutto per qualcuna, la perdita accentuata di ciocche di capelli può avere un forte impatto psicologico, oltre che estetico. 

La salute dei capelli a tavola

Come per la maggior parte degli aspetti che riguardano il nostro organismo, anche la salute dei capelli dipende in parte dall’alimentazione. Ben vengano allora (sempre nelle giuste quantità):

  • alimenti ad alto contenuto di proteine (legumi, pesce, carne)

  • frutta e verdura di stagione per l’apporto di vitamine e antiossidanti 

  • uova per la vitamina B5

  • olio d’oliva, pesce, frutta secca per gli acidi grassi e vitamine E

  • miglio per il ferro e il magnesio.

Queste sono soltanto alcune indicazioni di carattere generale. Seguire una dieta bilanciata e varia è certamente la miglior cosa da fare. Durante l’allattamento e non solo.



Quale medico cura la caduta dei capelli?

Se per un mal di stomaco o problemi alla vista si ha ben chiaro a chi rivolgersi, per quanto riguarda la salute dei capelli la situazione è solitamente più confusa. 

Lo specialista del capello è, per definizione, il tricologo, un medico a tutti gli effetti con la specializzazione in dermatologia. Quando però la causa del diradamento non è legata a problematiche del follicolo o della struttura del capello in sé, ma è di carattere ormonale o neurologico può essere più utile consultare un neuro-endocrinologo esperto in tricologia.

Per le situazioni meno gravi, tuttavia, anche il medico di base, il ginecologo o il farmacista possono consigliare un primo approccio di intervento.