Primi anni di vita del bebè: dai 24 ai 36 mesi
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Tra i 24 e i 36 mesi il bambino inizia a consolidare la sua autonomia, esplorando attivamente l’ambiente e interagendo sempre più con gli altri. In questa sezione, parleremo di come supportare questo sviluppo, focalizzandoci su aspetti cruciali come l’alimentazione, le prime esperienze con fratelli o sorelle e con le sue paure.

Come affrontare i “no” al cibo
L’alimentazione tra i 2 e i 3 anni può rivelarsi una fase impegnativa, soprattutto per i genitori, poiché inizia la “fase del NO”. Questo è un passaggio del tutto normale, che fa parte dello sviluppo e della costruzione dell’identità del bambino.
In questo periodo, potrebbe capitare che il bambino inizi a rifiutare alcuni alimenti. Non preoccupatevi, è una fase che passerà. Non cedete però alla tentazione di abbandonare subito il cibo rifiutato; continuate a proporlo, magari con un po’ di entusiasmo, facendogli capire quanto sia buono e che anche mamma e papà lo mangiano.
Un altro aspetto fondamentale è che i genitori diano l’esempio, seguendo una dieta sana ed equilibrata. Evitate anche il consumo di merendine industriali, che spesso sono ricche di grassi saturi, zuccheri e conservanti, preferendo cibi freschi e preparati in casa.
Cos’è il BMI
Il BMI (Body Mass Index), o indice di massa corporea, è un indicatore usato per valutare il rapporto tra il peso di una persona e la sua altezza. Durante i bilanci di salute del bambino, il pediatra calcolerà il BMI dividendo il peso in chilogrammi per la lunghezza o altezza al quadrato, espressa in metri.
Nei bambini, il BMI tende a diminuire tra i 2 e i 5 anni, per poi iniziare ad aumentare attorno ai 6 anni, in concomitanza con l’inizio della pubertà e l’incremento del numero di adipociti (le cellule che immagazzinano il grasso). Un aumento del BMI prima dei 6 anni potrebbe essere un indicatore di rischio di sovrappeso o obesità in età adulta. Un valore di BMI compreso tra 18 e 25 è considerato nella norma, indicante un buon equilibrio tra peso e altezza per l’età del bambino.
Come promuovere l’autostima sin da piccoli
L’autostima è un aspetto fondamentale per lo sviluppo emotivo e sociale di un bambino. Si forma nei primi anni di vita e si costruisce passo dopo passo. La consapevolezza del proprio valore dipende molto dal tipo di rapporto che si riesce a instaurare con lui: farlo sentire amato, apprezzato e sicuro di sé è cruciale per aiutarlo a sviluppare una buona autostima.
Per il bambino, acquisire un senso di appartenenza, scopo e fiducia in sé stesso è essenziale. È importante che il piccolo impari a riconoscere le proprie capacità e a difenderle con orgoglio, ma allo stesso tempo sia consapevole dei propri limiti.
Questo equilibrio permette di avere una percezione sana del mondo che lo circonda, preparando il bambino ad affrontare le sfide future con maggiore sicurezza e serenità.
Quando e come togliere il pannolino
Tra i due e i tre anni, lo sviluppo neuromotorio del vostro bimbo è ormai completo. Inizia a correre, arrampicarsi, esplorare il mondo che lo circonda, e la sua muscolatura volontaria funziona al meglio grazie alla maturazione dei nervi che la controllano. Anche lo sviluppo neurologico che regola gli stimoli è ora pienamente sviluppato: è il momento giusto per dire addio al pannolino. Ricordate sempre che ogni bambino ha i suoi tempi, quindi la transizione potrebbe avvenire in modi e ritmi differenti.
Per prepararlo al meglio, iniziate con alcune piccole modifiche alle abitudini quotidiane. Per esempio, cercate di evitare che beva troppa acqua prima di andare a letto, così come il latte la sera. Quest’ultima abitudine, infatti, può portare all’eliminazione di calcio con la pipì durante la notte, favorendo così il rischio di pipì a letto.
Ricordate che il passaggio dal pannolino richiede pazienza e tempo. Un buon momento per iniziare potrebbe essere l’estate, quando tutti sono più rilassati, e il vostro piccolo ha la possibilità di muoversi liberamente in casa senza il pannolino, facilitando così la transizione anche notturna.
Come gestire i conflitti in famiglia
La rivalità tra sorelle e fratelli è una dinamica naturale che però può generare frustrazione nei genitori. Nonostante tutti i nostri sforzi per mantenere l’armonia in famiglia, è assolutamente normale che tra fratelli e sorelle ci sia una sorta di competizione per lo spazio, i giocattoli, un ruolo privilegiato nel sistema familiare e, soprattutto, per l’affetto di mamma e papà.
In una famiglia con più figli, la rivalità tende a concentrarsi soprattutto tra il più piccolo e quello più grande, mentre quando il distacco tra le età è maggiore (4 anni o più), la competizione diminuisce, poiché le esigenze e le attività dei bambini sono differenti.
Alcuni comportamenti, come la regressione per ottenere coccole e attenzione, possono indicare segnali di gelosia. Segue una fase in cui il bambino può isolarsi o diventare aggressivo, fino ad arrivare, talvolta, a comportamenti ostili e distruttivi.
Ecco qualche consiglio pratico per voi genitori che vi trovare a gestire conflitti tra i vostri figli:
Evitate favoritismi e punizioni durante le fasi di gelosia.
Aiutate il bambino più grande a comprendere le differenze tra bambini di età diverse, sia fisicamente che a livello comportamentale.
Scoraggiate i pettegolezzi.
Organizzate riunioni familiari in cui si possa avere un dialogo costruttivo.
Lasciate che i bambini si confrontino e gestiscano la rabbia e la gelosia in autonomia, intervenendo solo se le risse diventano rischiose per la loro sicurezza.
Concedete loro il tempo di esprimere le motivazioni che hanno portato al litigio.
Non utilizzate punizioni fisiche per contrastare la rivalità; piuttosto, applicate “multe” come il divieto di guardare la TV o usare la bici.
Promuovete sempre il dialogo, dando l’esempio di una comunicazione aperta e rispettosa.
Ricordate che molti litigi sono amplificati dalla noia: organizzate attività divertenti da fare insieme in famiglia durante il tempo libero.
Come far superare le paure ai bimbi
Tutti i bambini, nelle diverse fasi della crescita, sperimentano delle paure. Questo è un aspetto del normale sviluppo fisico e mentale. La paura è una reazione naturale che ha lo scopo di proteggerci e favorire la nostra sopravvivenza. Nei più piccoli, però, può diventare un problema quando è talmente intensa da interferire con la loro vita quotidiana, ostacolando lo svolgimento delle normali attività o il loro sviluppo.
Talvolta, le paure rimangono nascoste, eppure il bimbo potrebbe manifestare segnali di disagio, come tremori, pallore, cambiamenti nelle abitudini alimentari, enuresi notturna, apatia o un eccessivo attaccamento a voi. Prestate attenzione a questi segnali per intervenire tempestivamente.
In che modo si può contenere e arginare questa paura?
Non costringete mai i bambini ad affrontare le paure prima che si sentano pronti. Ogni piccolo passo verso il superamento va premiato con incoraggiamento e affetto. Le storie e i disegni possono aiutarlo a comprendere che ciò che teme non è reale. Offrite sempre un abbraccio, facendo sentire il vostro calore e la vostra vicinanza.
Un altro trucco utile è insegnargli a fare respiri lunghi e profondi per rilassarsi e ridurre l’ansia. Ricordate che le paure del bambino vanno rispettate e non ridicolizzate, ma soprattutto, attenzione a non trasmettere le vostre stesse paure. Questo è un momento di crescita, sia emotiva che fisica da affrontare con delicatezza.
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