Primi anni di vita del bebè: 1 mese
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Il primo mese di vita del neonato è un periodo di grandi scoperte e adattamenti, sia per il piccolo che per i genitori. Ecco alcuni consigli utili per affrontare con serenità le prime sfide e prendervi cura al meglio del vostro bambino.

Il rientro a casa dopo il parto
In questa fase iniziale, ogni genitore si preoccupa di capire se il piccolo sta crescendo come dovrebbe, ma è fondamentale ricordare che ogni bambino ha il suo ritmo di sviluppo. In generale, l’aumento di peso è una delle preoccupazioni principali per i neogenitori dopo il parto. Sicuramente monitorarlo è importante, ma senza farlo diventare uno stress. Basterà seguire le indicazioni del pediatra e tutto procederà per il meglio. Scopriamo insieme cos’altro c’è da sapere.
Quando fare il primo controllo dal pediatra
Qualche giorno dopo il rientro a casa, arriverà il momento del primo controllo dal pediatra per il vostro bimbo. Durante questa visita, il medico valuterà come sta andando l’allattamento e monitorerà la crescita del piccolo. È normale che nei primi giorni di vita il bimbo possa perdere un po’ di peso (calo ponderale), un fenomeno fisiologico che può continuare anche dopo il ritorno a casa, soprattutto in caso di dimissione precoce. Per questo motivo, potreste notare che il peso registrato durante la visita non è ancora aumentato. Ma non c’è da preoccuparsi, perché nelle settimane successive, una volta recuperato il peso della nascita e con l’allattamento ben avviato, il bimbo crescerà costantemente, guadagnando circa 150-200 grammi a settimana. Il bambino arriverà a raddoppiare il peso che aveva al momento della nascita entro la fine del quarto mese!
Aumento di peso del neonato e segnali da monitorare
Se il peso del bambino aumenta, è un chiaro segno che sta ricevendo tutto il nutrimento di cui ha bisogno. Ma cosa succede se il peso non cresce come dovrebbe o, peggio, diminuisce? Se oltre a questo il piccolo piange frequentemente, sembra stanco o rifiuta il seno, oppure urina meno di sei volte al giorno, potrebbe essere un indicatore che non sta assumendo abbastanza latte. In queste situazioni, è fondamentale consultare il pediatra, che sarà in grado di consigliarvi e guidarvi nel miglior modo possibile per garantire il benessere del vostro bambino.
Quando iniziare l’allattamento
L’allattamento è uno dei processi più straordinari del corpo umano, un meccanismo che segue naturalmente la nascita del vostro bimbo. È la continuazione fisiologica della gravidanza e del parto, e nei primi giorni dopo il parto, le neomamme iniziano a produrre il latte. Inizialmente, la ghiandola mammaria produce il colostro, un liquido ricco di nutrienti, che nei giorni successivi lascia il posto al latte maturo, con un cambiamento nel colore (dal giallo del colostro al bianco del latte maturo) e nella quantità.
Quando il neonato si attacca al seno e comincia a succhiare, invia un segnale che stimola la produzione di due ormoni: la prolattina e l’ossitocina, che favoriscono la produzione e l’uscita del latte. Più il bambino si attacca, più il corpo risponde aumentando la produzione di latte per soddisfare le sue necessità.
Come gestire l’allattamento a richiesta
Durante l’allattamento, è fondamentale seguire le necessità del bambino e rispondere alle sue richieste di fame. L’allattamento a richiesta significa che sarà il vostro piccolo a farvi capire quando è il momento di diminuire e/o aumentare il numero delle poppate o di allungare gli intervalli tra una poppata e l’altra. Se hai dubbi sulla quantità di latte che sta assumendo, non esitare ad aumentare la frequenza: questo stimolerà la produzione di latte e garantirà che il bambino riceva il nutrimento di cui ha bisogno.
Per saperne di più approfondiamo l’argomento qui: Allattamento Materno.
Cosa fare in caso di diminuzione del latte materno
Può succedere, a volte, che la produzione di latte sembri diminuire o non essere sufficiente per il neonato. Questa situazione è del tutto normale, legata a cambiamenti fisiologici o a momenti particolarmente stressanti. In alcuni casi, anche avviare e mantenere l’allattamento esclusivo al seno può risultare più impegnativo del previsto.
Se ti trovi in questa situazione, niente paura: ci sono strategie semplici che possono aiutare. Intensificare la frequenza delle poppate, prendersi momenti di riposo e mantenere un’alimentazione equilibrata sono i primi passi fondamentali da fare. Inoltre, può essere utile considerare un integratore specifico come piùlatte, a base di SILITIDIL® e Galega officinalis. Quest’ultima è nota per la sua capacità galattogoga, ovvero favorisce naturalmente la produzione di latte materno.
Come curare il moncone ombelicale
Prendersi cura del moncone ombelicale è spesso fonte di preoccupazione per molti neogenitori una volta tornati a casa. In realtà, con qualche accorgimento e un po’ di pazienza, è possibile gestirlo senza difficoltà. Di solito, il moncone ombelicale cade tra il sesto e l’ottavo giorno di vita del neonato, anche se in alcuni casi può accadere più tardi, intorno al decimo o dodicesimo giorno. La ferita ombelicale, invece, tende a cicatrizzarsi naturalmente tra il decimo e il quindicesimo giorno.
Trattamento del moncone ombelicale prima della caduta
Il modo migliore per favorire la caduta del moncone ombelicale, riducendo al minimo il rischio di infezioni, è mantenerlo asciutto e pulito. Basta coprirlo con una garza sterile o utilizzare garze specifiche pensate per la cura del cordone. Se dovesse sporcarsi con feci o urine, è sufficiente lavare delicatamente la zona con acqua e sapone, asciugarla con cura e applicare una garza nuova e pulita.
Cosa fare dopo la caduta del moncone ombelicale
Una volta caduto il moncone, è consigliabile continuare a proteggere la zona con una garza asciutta per qualche giorno. Potrebbe formarsi una piccola crosticina che si staccherà da sola e, in alcuni casi, potrebbe riformarsi e cadere nuovamente. Potete comunque fare il bagnetto anche prima che il cordone si sia staccato del tutto: basta limitarne la durata a pochi minuti e asciugare con cura la zona per evitare irritazioni.
Cos’è la crosta lattea
La crosta lattea è una condizione comune e facile da riconoscere, caratterizzata dalla presenza di piccole squame biancastre sul cuoio capelluto e, meno frequentemente, sulla fronte o sulle sopracciglia. Queste squame, morbide ma ben aderenti alla pelle, sono un fenomeno tipico nei neonati.
Scientificamente la crosta lattea è nota come “dermatite seborroica” ed è causata dall’immaturità dei meccanismi che regolano il ricambio cellulare della pelle, dall’attività accelerata delle ghiandole che producono grasso e dalla presenza di un fungo naturale, il Pityrosporum, che si nutre del sebo cutaneo.
Come rimuovere la crosta lattea in modo sicuro
Le crosticine di crosta lattea possono essere rimosse delicatamente dopo averle ammorbidite con un olio nutriente. È importante agire con cura, utilizzando una garza sterile da passare sulla testa del vostro bimbo. In ogni caso, la crosta lattea tende a scomparire spontaneamente entro il quarto mese di vita e, nella maggior parte dei casi, non richiede alcun trattamento, nemmeno locale.
Non è necessario modificare la frequenza con cui lavate i capelli: potete continuare con le vostre abitudini quotidiane. Solo se la situazione dovesse persistere oltre il normale sarebbe consigliabile consultare il pediatra, che potrebbe, in casi molto rari, prescrivere un antifunginospecifico.
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